sabato 13 ottobre 2012


MODELS!

So my fellows... here we are again!

Una foto vale più di 1000 parole. Però qua sotto ne ho scritte più di 2000, quindi leggete :D



Sgancio la bomba, tanto ovvia quanto deflagrante: tanti si avvicinano al mondo della fotografia per avere la scusa per conoscere belle ragazze.
Che scoperta, direte voi.
Ammettiamolo, tanti associano immediatamente l'idea di uno studio fotografico con quella di un set con una modella. O più modelle per chi, almeno nei sogni, ancora non conosce la crisi.

Ok è vero... tanti invece iniziano a fotografare perché amano la natura e gli animali e si dedicano alla fotografia naturalistica. Ma oggi non parleremo di loro e dei loro teleobiettivi da 7.000 euro.

Oggi infatti parliamo dei "photographers", termine preso in prestito dall'inglese, e che ormai fa da suffisso a qualsiasi nome leggiate su facebook che che abbia in casa un qualsiasi prodotto Nikon o Canon (anche con le fotocopiatrici ci prova qualcuno), e ultimamente anche soltanto con un telefonino marchiato apple.

Oddio no!
Tranquilli non è il solito post iper-protettivo nei confronti della professione, scritto in maniera tragica con le ultime gocce del mio sangue di fotografo con partita IVA.
Di quelli ne trovate già troppi in giro, e vi giuro che mi terrò alla larga dall'argomento, tanto ciascuno di voi si sarà già fatto la sua idea in proposito da un bel pezzo.

Invece, il post di oggi è dedicato proprio a tutti, specialmente a chi si affaccia ora al mondo della fotografia e magari ci si è avvicinato per fare foto alle ragazze, oppure (se non volete ammetterlo), a quanti dopo essersi appassionati alla nobile arte della fotografia, ora sono loro malgrado "costretti" dalle loro amiche più belle a fargli delle foto (ma controvoglia eh, ovviamente!).

Ehhhh si... è uno sporco lavoro..
E allora facciamolo! (decentemente, almeno)

La prima regola del fight club..ehm... la prima regola da tenere in mente quando ci si approccia ad un lavoro nuovo, è di fare le cose in maniera SEMPLICE.
Cose semplici e, nei limiti del possibile, ben fatte.

Tanti pseudo-maestri e venditori di fumo cercheranno di complicare ogni set inserendo mille variabili, accessori, punti luce.
Più roba vi fanno vedere, e più penserete di averne bisogno (so che vuol dire... compro ogni cosa che luccica, come una gazza ladra onesta).
Vedo spesso foto di backstage su facebook in cui si vedono un mare di accessori, si ostentano tanti punti luce;



poi scorro le foto, guardo il risultato finale del servizio vero e proprio e.... MAGIA.... fa cagare!

Eh si, fa cagare proprio. Scusate il francesismo.
"Fa cagare" non significa che le foto non sono a livello di Annie Leibovitz, intendiamoci: significa proprio che toccherebbe vergognarsi pure di farle vedere alla mamma, che in teoria ha sempre una buona parola per noi, ma di fronte a certe produzioni farebbe meglio a tacere, se davvero ci vuole bene.

Ora, non starò qui a tediarvi con tutta la teoria, i test, i prodotti consigliati ecc...
Andate su Strobist o su altri blog simili, leggetevi le lezioni tecniche, e vedrete che la maggior parte delle volte per fare una bella foto non servono per forza tante luci o attrezzature costose, ma occorre saperla usare, la luce.

Saperla usare implica il fatto di conoscerla, quindi appena finite di leggere le stupidaggini che scrivo qua, andate a studiare. Su strobist.
Ma ora restate concentrati qua ancora per un po', e vediamo lo scatto del giorno (quello a inizio pagina, of course).

Si tratta di uno scatto semplice, che veramente è possibile ottenere anche nel garage di casa con un po' di inventiva e spirito di adattamento.
Semplice si, ma secondo me anche efficace, quindi lo uso come stimolo per proporvi un modo di lavorare semplice e pulito, che potrebbe esservi utile in molte situazioni.

In questo caso, la modella, Vittoria, non è una professionista tuttavia si è dimostrata alquanto capace.
Abbiamo lavorato tanto sulla posa e l'espressione, per cercare di ottenere una immagine accattivante.
Come ripeto spesso e avrete già letto in altri post, il lavoro per ottenere una buona fotografia in studio inizia prima di scattare, con la scelta del soggetto e con l'instaurazione di un certo feeling di lavoro.

Il set era essenziale: due soli punte luce, un bel softbox ottagonale da 1,5 metri sulla modella, e un ombrello parabolico che puntava allo sfondo.
A chi si stesse facendo sfuggire un sorriso pensando a come possa aver detto poco fa che è possibile fare lo scatto in un garage e ora legge "softbox da 1,5 metri", vorrei dire due paroline di rassicurazione: anche due ombrellini classici da 110cm con flash da slitta avrebbero consentito di raggiungere lo scopo. Si tratta semplicemente di utilizzare ciò che avete a disposizione... non avete gli ombrelli? usate un pannello posto di fronte a al flash. Non avete il pannello? il flash di rimbalzo su un grosso lenzuolo bianco. Non avete il lenzuolo bianco? Ok, forse avete speso troppo per il vostro smartphone e troppo poco per le vostre lenzuola.

La chiave per ottenere luce morbida, è che la grandezza relativa della fonte di luce rispetto al soggetto, sia maggiore possibile.
Dico grandezza RELATIVA, sia chiaro.
La distanza infatti è un fattore che incide tantissimo sul comportamento della fonte di luce: basti pensare al Sole... pur essendo in termini assoluti la più grande fonte di luce che abbiamo a disposizione, la sua lontananza da noi lo fa comportare come una fonte di luce puntiforme, e quindi di luce dura.
Un ombrellino da 110 cm posto vicino al soggetto, è molto più piccolo del Sole, ma la sua vicinanza al soggetto farà si che la sua grandezza RELATIVA al soggetto sia superiore, e quindi avremo un effetto di luce morbida.
Portate lo stesso ombrellino in fondo alla stanza, e la sua grandezza relativa scenderà fino al punto di farlo tornare ad essere una luce dura simile ad una puntiforme.
La morbidezza non la da l'ombrello in sé col suo materiale o con la sua forma.
L'effetto di luce morbida è dovuto al fatto che, sparando il flash attraverso l'ombrello, si AUMENTA LA GRANDEZZA del nostro punto luce, altrimenti piccolissimo, e quindi capace di emettere una luce più dura e contrastata.

questo disegno, oltre a chiarirvi cosa intendo per dimensione relativa della fonte luminosa, dovrebbe rispondere pure alla  vostra domanda su come mai faccio il fotografo e non il pittore

Se leggendo queste ovvietà qui sopra avete sbadigliato, bravi, vuol dire che avete fatto i compiti.
Se invece leggendo queste poche righe precedenti siete rimasti shockati come quando avete scoperto che Babbo Natale non esiste, allora vi serve un buon corso di illuminazione, un "workshop" se siete pigri e non avete voglia di fare gli autodidatti, o un buon manuale tecnico di fotografia se siete capaci di leggere, o un insegnante più onesto e capace se avete già sborsato soldi per imparare ad illuminare una scena o un ritratto e nessuno vi ha mai spiegato queste nozioni base. Seriamente.


Ma torniamo a noi, e allo scatto che ha ispirato il post, con la nostra ragazza su sfondo bianco.
Quando lavoro su sfondo bianco, mi piace non esagerare la con luce sullo sfondo, lavorando sulla soglia della bruciatura, ma anche quando lo brucio proprio, cerco di non arrivare mai oltre 1 o 2 stop più del soggetto. Se esagerate, rischiate che lo sfondo diventi a sua volta una fonte di luce nella scena, con conseguenze indesiderate sul contrasto e il dettaglio a causa della luce che ritorna in macchina (che potrebbe essere un effetto creativo, se imparate a gestirlo, come tutte le cose).

In questo caso però, non ho dedicato una luce solo allo sfondo, quindi la parete bianca riceveva la stessa luce presente sul soggetto; la quantità di luce era già sufficiente a pulire la parete dalla texture del muro e ottenere un bianco abbastanza omogeneo, e la pulizia finale è stata fatta alzando i bianchi in post produzione con un pennello di lightroom, in modo da avere il controllo sulla zona di intervento e non compromettere l'esposizione dell'intera immagine (potete fare la stessa cosa con una maschera su photoshop se preferite).

Un piccolo post scriptum: ho notato che purtroppo non tutte le lenti reagiscono allo stesso modo quando scattate contro uno sfondo bianco più luminoso del soggetto. Alcune lenti tendono a manifestare una certa aberrazione cromatica tendente al rosso. Anche lenti di un certo calibro.
Il consiglio quindi è di provare accuratamente il vostro corredo prima di cimentarvi in una serie di shooting simili, per sapere quali lenti evitare e quali rendono meglio tra quelle nel vostro bagaglio.


Ecco lo schema luci utilizzato durante la giornata:

Nello schema luci c'è il fondale bianco... ma una comune parete bianca di quelle che avete anche in casa è uguale

La foto originale, prima della trasformazione in bianco e nero, risultava così:
Di tecnico c'è davvero poco, ma l'immagine sta in piedi grazie all'espressione e alla posa. Grazie Vitto!

Una luce così morbida e quasi frontale aiuta molto ad ottenere un buon incarnato, nascondendo tutte le piccole imperfezioni della pelle rispetto ad una luce dura e contrastata, magari sparata pure di taglio.
Vedrete che le vostre amiche ve ne saranno grate.

Per concludere, vediamo qualche altro scatto tratto dalla stessa sessione di lavoro, in modo da renderci conto di quanto in fin dei conti, uno scherma di luci del genere si adatti a vari generi di inquadrature: potete lavorare sia a mezzobusto, che in piano americano, o in primo piano, e potete controllare l'effetto del contrasto luci/ombre semplicemente facendo spostare il soggetto poco più avanti o poco più indietro rispetto alla parete.

Un altro esempio di interpretazione efficace che riesce a rendere interessante uno scatto tanto semplice
Un ritratto meno convenzionale, non c'è viso, non c'è sguardo, ma si percepisce il carattere del soggetto col suo atteggiamento

Un ritratto, col taglio di una foto di paesaggio. Invece del solito formato verticale, quello orizzontale può darvi un look differente, meno scolastico e più cinematografico. Sperimentare fa sempre bene!


Anche per oggi è tutto cari amici, auguro a tutti voi buoni scatti, buona luce e tanto divertimento!
A presto!

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