ovvero: non è che il softbox sia per forza la scelta giusta.
Ritratto eseguito con luce dura: abbiamo infranto la regola, ma con cognizione di causa. |
Bentornati amici, non sono morto, anche se la triade salute/fisco/lavoro ci ha provato a stendermi.
Avevo un po' di post già pronti da sciorinarvi, ma poi navigando sul web ho avuto una di quelle epifanie illuminanti che ti fanno venire voglia di scrivere di getto, ed eccomi qua.
Ho fatto diversi servizi negli ultimi mesi, e oggi prendo spunto da uno di questi per il nuovo articolo.
Il servizio in questione è di tipo low budget, ma nonostante il limite economico tante persone di talento hanno partecipato, mettendo ciascuno nel suo piccolo il proprio apporto.
Fondamentale pure l'apporto dei proprietari della location che ci hanno deliziati con antipasti e lasagne degni della guida Michelin. Il morale dopo pranzo era altissimo.
Credo che nel prossimo futuro, un post particolare lo dedicherò all'importanza della "squadra", e cioè di avere avere intorno e frequentare persone stimolanti dal punto di vista creativo che possano farci maturare e valorizzare il nostro lavoro, anche quando non si tratta di lavoro in senso stretto.
Si, credo sia un ottimo argomento, ma bando alle ciance, via le distrazioni e torniamo all'argomento del giorno:
con chi me la prendo oggi?
Con uno dei "falsi miti" della fotografia con cui si scontrano spesso i neofiti, soprattutto gli amanti della ritrattistica, ovvero LUCE MORBIDA = BUONA LUCE, equazione data spesso per scontata e che porta spesso come corollario quella che definisco "la grande menzogna", ovvero LUCE DURA = PESSIMA LUCE.
Da dove viene tutta questa sicurezza?
Bhe, certo, se parliamo di ritratto classico, in particolare di quello femminile, la luce morbida aiutando a mascherare le imperfezioni del viso e della pelle in generale, restituisce lineamenti più gentili e quindi un bell'effetto lifting naturale, che i canoni di bellezza femminile (sia del passato che attuali) certamente consigliano.
PERO'.
(C'è sempre un però... fateci caso)
Le regole sono importanti, e vanno conosciute bene, prima di poterle infrangere con consapevolezza.
La luce morbida è, come tutto il resto, uno STRUMENTO, e quindi in senso ancora più lato, una OPZIONE.
Potreste volervi servire di una luce dura proprio per le sue caratteristiche di dare più contrasto, maggiore dettaglio, e atmosfere meno ovattate.
O anche solo per la praticità di usare sorgenti di luce di piccole dimensioni e quindi più facilmente spostabili, trasportabili e orientabili.
Insomma, il limite come al solito è la vostra fantasia, unita alla vostra capacità di adattarvi alle situazioni e far tesoro di ciò che avete a disposizione.
Nello scatto di oggi (e pure in quelli in calce all'articolo) ho utilizzato un semplice riflettore a parabola sul nostro punto luce, nessun ombrello, nessun pannello, niente che ammorbidisse in qualche modo la luce.
Il risultato sono immagini contrastate, con passaggi luce/ombra marcati, a mio avviso più efficaci dell'effetto che avrei ottenuto con una luce morbida e diffusa.
Entriamo un po' più nel dettaglio: quello che cerco di dire, è che è ERRATO identificare a priori la luce morbida come "il bene" e la luce dura come "il male".
Entrambe vanno invece viste come OPZIONI, da conoscere, da riconoscere, e naturalmente da usare.
Gli sforzi che si fanno per pubblicizzare prodotti in grado di garantirci una luce morbida, sono giustificati non tanto dal fatto che la luce morbida sia migliore a prescindere, ma dal fatto che fondamentalmente quella dura sia molto più facile da trovare, dato che al momento in cui comprate un flash, questo se lo usate "nudo e crudo" è già una fonte di luce dura senza bisogno d'altro, e soprattutto, la fonte di luce dura per eccellenza è il Sole nelle ore in cui è alto nel cielo (che poi corrispondono alle ore in cui la luce è più abbondante, e quindi tanta gente usa per fare foto).
Quando acquistate un modificatore di luce per il vostro setup, non state comprando qualcosa che migliorerà le vostre foto, ma state acquistando una opzione in più da poter usare in situazioni dove l'effetto dato dagli altri non corrisponde al risultato che avete in mente, o che vi è stato richiesto.
Un softbox di 2 metri, non fa una luce migliore di un beauty dish o di un ombrello, ma fa una luce diversa.
Capite la chiave del discorso? Non per forza "migliore", ma semplicemente "diverso".
La luce migliore, come abbiamo detto, sarà quella che vi permetterà di raggiungere il risultato che avete in mente o che vi hanno richiesto. Non esiste un metro di giudizio assoluto.
Ma aspettate un secondo... avete tutti ben chiaro il concetto di luce dura e luce morbida vero?
Sapete già come fare ad ottenerle? Si vero? L'avete letto il post precedente a questo vero?
Cosa...? Ho sentito una vocina timida che diceva "bho"!?...
Se sei tu che stai leggendo ad aver detto bho, o sei uno di quelli che ha preferito tacere invece di ammettere la sua lacuna, non disperare: la rete è piena di siti che forniscono le basi teoriche dell'illuminazione fotografica.
Il mai troppo citato Strobist ad esempio, ha intere sezioni dedicate alla qualità della luce, che vi consiglio di approfondire, se non siete ancora padroni dei mezzi a vostra disposizione.
Oppure molto più semplicemente, vai a leggere il post precedente a questo, dove spiegavo la cosa con un disegno degno di Giotto.
Bene, per oggi è tutto.
Spero di avervi fornito qualche spunto interessante per cambiare look ai vostri lavori, e spero che anche i più pigri trovino la forza di fare click sul link a Strobist per colmare le proprie lacune tecniche e comprendere meglio il senso di questo post e dell'argomento che affronta.
Vi lascio con altre tre immagini tratte dallo stesso set, sempre lo stesso setup mono-luce dura, con riflettore nudo e crudo.
Enjoy, and keep on shooting!
Arrampicarsi sul calcio balilla presente in salotto per avere un punto di ripresa più alto, non ha prezzo. |